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Ucraina mon amour

di Andrea Foschi

Sono stato in Ucraina qualche anno fa, prima dello scoppio di questo brutale conflitto tra l’est e l’ovest del paese.  Fu un viaggio dettato da pura curiosità per una terra che non conoscevo ma che in qualche modo mi attirava. Il mio aereo atterrò a Leopoli (Lvov), nell’ovest, in un aeroporto dal curioso stile neoclassico.

Un ricordo, il mio, che è anche un messaggio di speranza, fuori da ogni retorica, perché si possa presto tornare in quel paese con l’idea di fare semplicemente del turismo culturale.

Circondato da quartieri in stile sovietico non proprio ineccepibili stilisticamente (alti condomini di cemento), il centro della città è al contrario una vera perla di storia e di fine architettura (patrimonio mondiale Unesco), con un’atmosfera decisamente mitteleuropea. Leopoli, non lontana dal confine polacco, in qualche modo ricorda Cracovia, anche se non pochi sono i tratti distintivi. Da sempre rivaleggia con la capitale Kiev grazie alle sue tante attrazioni culturali: monumenti, teatri, musei,  gallerie d’arte e gli edifici storici di varie epoche.

Il centro della città è la piazza del  mercato, circondata da splendidi edifici rinascimentali tra cui la Cernaja Kamenica e la Casa Kornjaktaora, oggi museo storico.

Ricordo di essere salito sul punto più alto di Leopoli: la Collina del Castello (Zamkova Hora), per scattare le foto sulla città e comprenderne  la sua struttura urbanistica.

Ho a lungo camminato nell’ampia piazza Ploshcha Rynok una delle piazze meglio conservata di tutta l’Ucraina con palazzi tra lo stile barocco e quello rinascimentale. I ricchi mercanti locali infatti non esitarono a commissionare ai migliori artigiani e artisti dell’epoca la costruzione delle loro case. Un edificio conserva ancora il leone di San Marco: i mercanti e i diplomatici della Serenissima evidentemente anche qui hanno lasciato un segno.

Di fronte, all’angolo sud-occidentale della piazza si trova uno dei migliori edifici gotici della città, la  Cattedrale Cattolica Romana del XIV secolo. Al suo interno, la  Cappella Boyim contiene alcune delle più belle incisioni in pietra di Leopoli. Altri monumenti di pregio in città sono: la Cattedrale Armena, la Chiesa dei Bernardini e la Chiesa dei Gesuiti (di origine rinascimentale).

Non mi sono perso  il museo di arte ucraina, con icone dei secoli XIV-XVII e dipinti moderni, il museo nazionale e  il museo farmaceutico. Una delle attività principali di questa città fu infatti quella di produrre e commerciare medicinali: la prima farmacia, ancora visitabile, risale al 1879 e si trova a lato del  Museo Apteka che conserva esempi di attrezzature farmaceutiche antiche.

Ho visitato uno dei tanti mercati (Krakivsky) dove si assapora la tradizione e lo stile di vita ucraino in qualche modo ancora legato alle ancestrali tradizioni agricole. Tra i colori verdi e rosa delle pareti del mercato coperto ho faticosamente cercato di parlare con le tante babushke che vendono verdure in salamoia, patate, legumi, miele, fiori e pesce sotto sale.  Spesso la comunicazione si limitò ad uno sguardo ricambiato da un lieve accenno di sorriso.

Ma la storia di Leopoli non si può ignorare per comprendere lo spirito di questa citta. Fu fondata nel 1256 dal principe di  Halicz Daniele Romanovic, che le diede il nome del figlio Lev. Distrutta più volte da diverse invasioni, come quella dei mongoli, fu ricostruita dal re di Polonia che la annesse nel del 1349, la fortificò e le concesse ampia autonomia finanziaria.

Leopoli, da sempre centro dell’irredentismo nazionale, contesa da varie nazioni, è stato spesso un luogo di campi di battaglia e di sofferenze. Forse deriva proprio dal  passato tormentato il suo cosmopolitismo. Dopo essere stata invasa in tempi diversi da mongoli, austriaci, svedesi e tedeschi, nell’ultimo secolo i russi la presero per la prima volta nell’agosto 1914, nella prima battaglia di Leopoli, poi venne conquistata nel 1915 dall’esercito austriaco. Alla fine della Prima Guerra Mondiale, dopo la guerra polacco-sovietica del 1920, la città venne poi assorbita dalla Polonia.

Leopoli è legata anche al triste ricorso della shoah. Prima della seconda guerra mondiale, la città possedeva la terza maggior popolazione ebraica di Polonia che raggiunse gli oltre 200.000 ebrei.  I tedeschi insieme ai collaborazionisti locali organizzarono dei massicci pogrom.

Durante il primo pogrom, durato quattro settimane, dalla fine di giugno al luglio del 1941, circa 4.000 ebrei vennero uccisi. Il 25 luglio di quell’anno venne effettuato un secondo pogrom, detto de “I giorni di Petliura“, a seguito dell’omicidio del leader ucraino Symon Petliur. Circa 2.000 ebrei persero la vita, in maggioranza uccisi in gruppi a colpi di arma da fuoco da civili collaborazionisti dopo essere stati costretti a marciare fino al cimitero ebraico o alla prigione di Lunecki.

I pogrom, le difficili condizioni nel ghetto e la deportazione verso i campi di sterminio, incluso il locale “campo di lavoro” di Janowski, portarono alla quasi completa distruzione della popolazione ebrea. Nel1944, quando i russi rientrarono in possesso di Leopoli, solo 250 ebrei erano ancora in vita. Il cacciatore di nazisti Simon Wiesenthal è stato  dei più famosi sopravvissuti ebrei di Leopoli.

Dopo la guerra ci fu la lunga stagione nell’Urss. Il nazionalismo ucraino risorse alla fine degli anni ‘80 e dopo il crollo del muro di Berlino nell’agosto del 1991 l’Ucraina e Leopoli ottennero l’indipendenza.

L’attualità ci dice però che la storia tormentata di questa terra, purtroppo, non è finita qui…

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